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Ciclostorico

"Vogliamo far riscoprire la bellezza della fatica e il gusto dell’impresa."
GIANCARLO BROCCI, Ideatore de L'Eroica

"C’era un tempo in cui le strade del ciclismo erano bianche.
Un tempo in cui non c’erano integratori e amminoacidi,
al loro posto ribollita, tortelli, salumi, lambrusco e vino rosso.
Non chiamatele gare, vincono tutti, ci si viene per dire “Io c’ero”,
chi ti è vicino non è il tuo avversario ma il compagno di avventura,
Senza dimenticare però la fatica, essenza di uno sport che è anche
metafora della vita."
Cit.

Il ciclostorico è ispirata al ciclismo classico, dal ciclismo in bianco e nero raccontato nei giornali dei primi del '900 a quello del duello tra Bartali e Coppi fino ai tempi più recenti in cui, però, si usavano ancora le gabbiette ai pedali e le leve del cambio sul tubo obliquo. Per convenzione si è scelto l'anno 1987 come anno di confine tra il ciclismo classico e la modernità.

Indumenti in lana, casco e scarpini in pelle, bici d’altri tempi: sono gli ingredienti principali. Un borgo medievale e le strade bianche circostanti sono l’ ambienti indispensabili. Le cicloturistiche storiche, la nuova passione che sta contagiando il mondo del ciclismo.

Calarsi letteralmente nei panni dei corridori del passato per effettuare un autentico viaggio nel tempo, per provare a immedesimarsi in quei campioni mai dimenticati. al ritrovo di partenza ci si guarda intorno e si vedono maglie e bici dell’epoca di Merckx e Gimondi, molti ciclisti provano a imitare Coppi e Bartali, qualche altro si spinge ancora più indietro, al primo ventennio del secolo scorso, quando il ciclismo cominciava a scrivere la sua epica fatta di fatica e avventura.

La nostalgia è la spinta propulsiva per questo viaggio alla ricerca di emozioni giovanili, di quando seguivano le cronache del giro d’italia alla radio o in tv. Molti provano a infilarsi quelle maglie – spesso crivellate dalle tarme – che indossavano decenni prima, quando il fisico era decisamente più asciutto, e inforcano le stesse biciclette sulle quali pedalavano quando i capelli non erano ancora bianchi. perché in questi raduni ciclistici di “vecchio” non c’è solo il corredo, anche l’età contribuisce a rendere “storico” il gruppo.

il via all’amarcord è stato dato dai papà e dai nonni qualche anno fa; negli ultimi tempi, però, il virus si è propagato a figli e nipoti, affascinati da questo piccolo mondo antico. e, ora, il ciclismo vintage si è trasformato in un fenomeno di moda fra i giovani, anche quelli abituati a sfrecciare in città in sella alle loro luccicanti bici a scatto fisso, che hanno riciclato buona parte del corredo e dello stile dei corridori del passato.

Un fenomeno cresciuto vertiginosamente scatenando un’autentica caccia alle biciclette costruite fino alla prima metà degli anni ottanta: è questo lo spartiacque fra l’antico e la modernità, perché in quel periodo vennero adottati i pedali a sgancio rapido – con il congegno mutuato dagli sci – che hanno mandato in pensione le vecchie gabbiette fermapiedi e dato il via alla rivoluzione tecnologica arrivata oggi al cambio elettronico senza fili wireless.

Il mezzo deve avere, rigorosamente, anche il filo dei freni che svetta sul manubrio, le leve del cambio fissate sul telaio e le ruote con i classici tubolari, quelli che poi si incrociano sulle spalle, come ai tempi di Binda o Magni, pronti da utilizzare in caso di foratura. Così, quelle bici che fino a pochi anni fa erano considerate rottami, “ferraccio” da smaltire, sono diventate improvvisamente oggetti di culto, ricercatissime. Con l’inevitabile lievitare del prezzo, anche per quei mezzi che di prezioso hanno solo l’epoca di fabbricazione e la ruggine. Un’euforia improvvisa che ha pure scatenato il collezionismo di cimeli, diventati sempre più rari. E per soddisfare le richieste di un mercato del vintage sempre più in espansione e con materiale originale sempre più raro, alcune aziende si sono messe a produrre articoli con le stesse caratteristiche di quelli diventati introvabili, dalle maglie ai pantaloncini in lana, dalle bici in acciaio alle scarpe, fino ai berrettini. Il grosso delle compravendite si effettua attraverso un mezzo poco tradizionale come internet, pratico ma senza il fascino dei mercatini allestiti spesso in occasione di questi nostalgici cicloraduni. Sull’onda di questa nuova passione, poi, sono sbocciati anche numerosi musei dedicati al ciclismo.

Tutto è cominciato sulle colline senesi alla fine degli anni ’90 con “L’Eroica”, diventata un’autentica griffe esportata in tutto il mondo. La manifestazione di Gaiole in Chianti, che ogni anno schiera alla partenza oltre 5mila ciclisti d’epoca - pochi rispetto a quelli che restano a piedi perché il paese e le strade non riescono ad accoglierne di più - è diventata una poderosa macchina commerciale e replica la formula perfino in Giappone e negli Stati Uniti. Appena cinque anni fa le cicloturistiche storiche erano meno di dieci, ora si sono moltiplicate

Abbondano denominazioni che evocano il ciclismo d’altri tempi (I Forzati della Strada, La Polverosa, L’ Intrepida, la Carrareccia, L’ Imperiale...), compresi i nomi dei campioni che hanno scritto la storia del ciclismo: l’ultimo arrivato è Francesco Moser, che da poco ha inaugurato la sua personale rievocazione storica la Moserissima. E i vecchi corridori sono ricercatissimi per accrescere il fascino di queste pedalate, che non sempre, però, hanno l’ambiente ideale, come un borgo antico o un soddisfacente chilometraggio di strade bianche, diventate sempre più rare. Oppure il corredo di vecchie auto e moto, indispensabili per rendere più credibile la cartolina d’epoca. Il ciclismo versione vintage è l’altra faccia dell’amore per il ciclismo domenicale. Si pedala “slow”, per il piacere di assaporare i paesaggi e le tipicità enogastronomiche, in un’ottica lontana anni luce dalla foga agonistica di chi deve realizzare performance ormai superflue oltre una certa età

da la nuova ferrara.gelocat.it

Nel settore ciclostorico, folto è il gruppo di valdombrini che si cimentano nei vari appuntamenti annuali. Dall’ Eroica di Gaiole, all’ Intrepida di Anghiari, alla Maremmana di Castiglione della Pescaia, alla carrareccia di Bolsena. Con le loro vecchie bici, alla ricerca di un ciclismo del passato, fra strade bianche,castelli e panorami incontaminati rievocano la storia della due ruote, mai dimenticata.

Ma qualcuno ha osato molto di più, è Graeme Platman, “lo straniero” della valdombrone, Inglese di origine, da anni in Italia e a tutti gli effetti un maremmano.

Graeme è il ciclostorico per eccellenza, ha una bici del 1925, con questa ha tracciato le strade dell’ Eroica di Britannia che si svolge nel mese di giugno nell’ Inghilterra centro settentrionale nel Peak National park. Circa 3000 partenti con quasi il 50% di strade bianche.

( Graeme Platman, Eroica Britannia 2017 - Giovanni Giovannone, maremmana 2017 - Luca Marchetti, Carrareccia 2017 - Lorenzo Netti, strade bianche 2018 )

Un altra impresa di Graeme è stata la rievocazione della prima tappa del giro d’italia del 1909 da Milano a Bologna di 397 km, seguendo il percorso originale. Ha usato una bicicletta anni ‘20 con scatto fisso e freni a tampone.

Fatto un impresa, pronta un altra: quest’anno Graeme parteciperà alla Parigi – Roubaix.

nel 2019 colmo di eventi di ciclostoriche, altri valdombrini oltre a Graeme Platman hanno partecipato all’ Eroica per eccellenza, appunto “ l’ Eroica di Gaiole in Chianti”. Giovanni Giovannone, Marchetti Luca, Netti Lorenzo.

Giovanni è un veterano del ciclostorico, ha già partecipato a precedenti edizioni di Intrepida, Carrareccia, Maremmana, finalmemnte ha chiuso il suo sogno: fare il percorso da 130 miglia, ( 209 km) dell’ Eroica,

la storia continua...

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